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PRIMO LEVI
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nacque a Torino, nel 1919, da una famiglia ebrea:il padre, ingegnere, determinerà in lui quell'amore per la ricerca scientifica e per la letteratura che costituiscono le componenti essenziali della sua personalità.

Nel 1934 si iscrisse al liceo classico "Massimo D'Azeglio" di Torino, dal quale uscirono i principali esponenti dell'antifascismo torinese.

Fin da piccolo fu di gracile costituzione, ma i suoi risultati scolastici, tuttavia, furono sempre eccellenti. In questi anni maturarono i suoi interessi verso le discipline scientifiche e la propensione per il rigore della ricerca. Ciò lo porterà a quell'atteggiamento lucidamente critico ed indagatore nei confronti di qualsiasi realtà, che caratterizza il suo pensiero.

Egli poté laurearsi e diventare un chimico solo perché si iscrisse alla facoltà di Chimica dell'Università di Torino  nel 1937, cioè un anno prima dell’entrata in vigore delle leggi razziali italiane che precludevano, infatti, agli ebrei gli studi superiori. Nell'anno successivo (1938), infatti, esplose in Italia la campagna antirazziale e per Primo Levi fu un trauma senza precedenti, visto lo stato di isolamento in cui venne a trovarsi. Nonostante ciò riuscì  a conseguire la laurea nel 1941 .

Dopo la laurea e fino all'occupazione tedesca del Nord-Italia, del settembre 1943, Primo Levi esercitò la professione di chimico in condizioni di semi clandestinità, dapprima presso una cava di amianto nei pressi di Torino e successivamente a Milano, in un'industria di prodotti chimici.

In questi anni venne a contatto con numerosi ebrei e molti intellettuali politicamente impegnati con i quali

svolse un'attiva campagna antifascista. L'8 settembre, il giorno stesso dell'armistizio, dopo aver assistito all'ingresso delle truppe tedesche a Milano, Levi lasciò l'impiego, fuggì a Torino e si trasferì in Val d'Aosta insieme alla madre.

Qui conobbe alcuni giovani appartenenti al movimento "Giustizia e Libertà" e con essi costituì una "banda"; contemporaneamente prese contatto con i partigiani operanti nella zona.: non passarono che poche settimane e nel primo rastrellamento della milizia fascista fu catturato. Dopo la cattura si fece riconoscere come ebreo sperando di venir rinchiuso in qualche prigione in Italia invece, nel gennaio del 1944, fu consegnato ai tedeschi ed inviato al campo di Fossoli, presso Modena e successivamente ad Auschwitz,oggi Polonia, presso Cracovia,dove giunse alla fine dello stesso mese.

Qui, dopo una prima selezione, viene destinato al campo di lavoro di Auschwitz, dove i prigionieri venivano giornalmente utilizzati come mano d'opera nella fabbrica di gomma, detta "buna".

La prigionia nel campo si prolunga fino al 27 Gennaio del 1945, quando il fronte tedesco orientale cade in mano all'Armata Rossa e le SS abbandonano il Lager trascinando con loro tutti i prigionieri in grado di affrontare la lunga marcia della morte e lasciando al loro destino ottocento infermi, tra cui Primo Levi.

Trascorreranno dieci giorni, prima che una pattuglia russa giunga in vista del campo, dal quale sarà

dimesso dopo un mese. Ha inizio per lui l’ odissea del rimpatrio, che si concluderà all'incirca un anno dopo. Il resoconto delle sue traversie dal giorno della liberazione al suo rientro in Italia costituisce l'argomento del libro La tregua.

Appena rientrato sente l'urgenza di scrivere i suoi ricordi di prigionia e si dedica con grande energia alla stesura dell'opera Se questo è un uomo, che sarà pubblicato nel 1947 dall'editore Silva. In questo periodo viene assunto come direttore tecnico presso un'industria chimica nelle vicinanze di Torino.
Nel Dicembre del 1961 inizia a scrivere La tregua pubblicata da Einaudi nel 1963 ed ottiene il Premio Campiello.Tra le opere più importanti vanno ricordate La chiave a stella (1978) scritto sulla sua esperienza del lavoro in fabbrica; Se non ora quando? (1982), romanzo sulla resistenza ebraica al nazismo e sulla resistenza europea  e infine I sommersi e i salvati ( 1986) dove ritornano i ricordi del lager.

Fu forse perché ossessionato dai ricordi di Auschwitz che Primo Levi,si suicidò, gettandosi dalla tromba delle scale nel 1987, all’età di 66 anni.

Se questo è un uomo si apre con una poesia in versi liberi che invita tutti gli uomini e le donne liberi  che vivono in case confortevoli, a meditare su quello che è stato :

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi
.

Questa è una poesia di immagini che “raccontano” la vita dei prigionieri nei campi di concentramento o nei campi di lavoro tedeschi. 
L’autore con questa opera voleva “condannare” gli uomini che erano a casa perché non avevano impedito il massacro degli ebrei. 
Questa poesia è formata da: una quartina, due cinquine, una sestina e infine una terzina. 
Il linguaggio è semplice e comprensibile, lo stile semplice, netto e chiaro. 
Ogni strofa ha un significato particolare: la prima si riferisce alle persone che non sono ebree e che non si trovavano nei campi di sterminio, la seconda è riferita agli uomini ebrei all’interno del campo e con pochi versi Levi racconta la loro sofferenza e la loro angoscia, la terza è riferita alle donne ebree che hanno perso la loro identità e anche la possibilità di procreare; a causa della crudeltà dei tedeschi, la quarta è una testimonianza su ciò che era accaduto realmente e infine la quinta strofa è come una maledizione per i figli dei “non ebrei”. 


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