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PRIMO LEVI Nel 1934 si iscrisse al liceo classico "Massimo D'Azeglio" di Torino, dal quale uscirono i principali esponenti dell'antifascismo torinese. Fin da piccolo fu di gracile costituzione, ma i suoi risultati scolastici, tuttavia, furono sempre eccellenti. In questi anni maturarono i suoi interessi verso le discipline scientifiche e la propensione per il rigore della ricerca. Ciò lo porterà a quell'atteggiamento lucidamente critico ed indagatore nei confronti di qualsiasi realtà, che caratterizza il suo pensiero. Egli poté laurearsi e diventare un chimico solo perché si iscrisse alla facoltà di Chimica dell'Università di Torino nel 1937, cioè un anno prima dell’entrata in vigore delle leggi razziali italiane che precludevano, infatti, agli ebrei gli studi superiori. Nell'anno successivo (1938), infatti, esplose in Italia la campagna antirazziale e per Primo Levi fu un trauma senza precedenti, visto lo stato di isolamento in cui venne a trovarsi. Nonostante ciò riuscì a conseguire la laurea nel 1941 . Dopo la laurea e fino all'occupazione tedesca del Nord-Italia, del settembre 1943, Primo Levi esercitò la professione di chimico in condizioni di semi clandestinità, dapprima presso una cava di amianto nei pressi di Torino e successivamente a Milano, in un'industria di prodotti chimici. In questi anni venne a contatto con numerosi ebrei e molti intellettuali politicamente impegnati con i quali svolse un'attiva campagna antifascista. L'8 settembre, il giorno stesso dell'armistizio, dopo aver assistito all'ingresso delle truppe tedesche a Milano, Levi lasciò l'impiego, fuggì a Torino e si trasferì in Val d'Aosta insieme alla madre. Qui conobbe alcuni giovani appartenenti al movimento "Giustizia e Libertà" e con essi costituì una "banda"; contemporaneamente prese contatto con i partigiani operanti nella zona.: non passarono che poche settimane e nel primo rastrellamento della milizia fascista fu catturato. Dopo la cattura si fece riconoscere come ebreo sperando di venir rinchiuso in qualche prigione in Italia invece, nel gennaio del 1944, fu consegnato ai tedeschi ed inviato al campo di Fossoli, presso Modena e successivamente ad Auschwitz,oggi Polonia, presso Cracovia,dove giunse alla fine dello stesso mese. Qui, dopo una prima selezione, viene destinato al campo di lavoro di Auschwitz, dove i prigionieri venivano giornalmente utilizzati come mano d'opera nella fabbrica di gomma, detta "buna". La prigionia nel campo si prolunga fino al 27 Gennaio del 1945, quando il fronte tedesco orientale cade in mano all'Armata Rossa e le SS abbandonano il Lager trascinando con loro tutti i prigionieri in grado di affrontare la lunga marcia della morte e lasciando al loro destino ottocento infermi, tra cui Primo Levi. Trascorreranno dieci giorni, prima che una pattuglia russa giunga in vista del campo, dal quale sarà dimesso dopo un mese. Ha inizio per lui l’ odissea del rimpatrio, che si concluderà all'incirca un anno dopo. Il resoconto delle sue traversie dal giorno della liberazione al suo rientro in Italia costituisce l'argomento del libro La tregua. Appena rientrato sente l'urgenza di scrivere i suoi ricordi di prigionia e si dedica con grande energia alla stesura dell'opera Se questo è un uomo, che sarà pubblicato nel 1947 dall'editore Silva. In questo periodo viene assunto come direttore tecnico presso un'industria chimica nelle vicinanze di Torino. Fu forse perché ossessionato dai ricordi di Auschwitz che Primo Levi,si suicidò, gettandosi dalla tromba delle scale nel 1987, all’età di 66 anni. Se questo è un uomo si apre con una poesia in versi liberi che invita tutti gli uomini e le donne liberi che vivono in case confortevoli, a meditare su quello che è stato : Voi che vivete sicuri Considerate se questo è un uomo Meditate che questo è stato: O vi si sfaccia la casa, Questa è una poesia di immagini che “raccontano” la vita dei prigionieri nei campi di concentramento o nei campi di lavoro tedeschi. Home |
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